Perché la scoperta del ruolo dell'enzima Dna-Pkcs é importante?
Lo abbiamo chiesto al Dott. Mauro Colombo, ricercatore volontario della Fondazione Golgi Cenci
La notizia è arrivata lo scorso 11 settembre, in pieno Mese Mondiale Alzheimer. Ed é sembrata da subito una di quelle che segna un "prima" e un "dopo", una svolta nella nella ricerca, nella diagnosi e nelle possibilità di cura dell'Alzheimer e di altre demenze; un gruppo di ricercatori dell'Istituto superiore di Sanità, dell'IRCCS San Raffaele di Roma e del Cnr ha scoperto un nuovo meccanismo molecolare alla base della perdita della memoria tipica dell'Alzheimer e di altre forme di demenza.
Lo studio -pubblicato su EMBO Reports- si concentra sul ruolo di una specifica molecola, l'enzima Dna-Pkcs, che è localizzata nelle sinapsi - con finalità riparative della informazione genetica contenuta nel DNA, e quindi protettive - ed è risultata evidentemente coinvolta nel processo di deterioramento della memoria. Per fare chiarezza sulla ricerca, abbiamo intervistato il Dott. Mauro Colombo, ricercatore volontario della Fondazione Golgi Cenci.
"A mio avviso, dopo aver letto anche il bollettino ufficiale dell'Istituto Superiore di Sanità e scorso l'articolo su EMBO Reports, la scoperta è importante per cinque motivi.
1. porta nuova conoscenza sui meccanismi biomolecolari della sofferenza delle sinapsi: i collegamenti tra le cellule nervose sono indispensabili per il loro normale funzionamento e, viceversa, sono compromessi nelle patologie neurodegenerative, di cui l'Alzheimer è l'emblema.
2. le indagini sono state compiute su cellule sia di topo sia umane, mettendo al riparo dal rischio di non poter trasferire all'uomo osservazioni compiute su animali di laboratorio.
3. potrà portare in futuro a produrre nuovi bio-marcatori di malattia e a nuove strategie terapeutiche.
4. offre un ulteriore esempio della complicazione della neurobiologia, che porta ad allargare l'orizzonte verso interventi più vicini alla neuroprotezione rispetto alle strade prevalentemente battute sinora, con risultati scarsi quando non nulli, e con un rapporto costo-rischio/beneficio sfavorevole
5. è stata ottenuta in Italia, insistendo su un filone di ricerca intrapreso da non pochi anni"
L'entusiasmo intorno ai possibili sviluppi di questa scoperta è tanto, ma siamo consapevoli che molto spesso occorrono anni per osservare cambiamenti, anche piccoli.
Per questo anche oggi ribadiamo con forza il nostro appello alle istituzioni per sostenere strutturalmente la ricerca scientifica e per allargare e rafforzare la rete di servizio sul territorio, oggigiorno indispensabili per assicurare una buona qualità della vita a chi convive con la demenza.